Chiese scomparse
Chiesa di Sant’Andrea
Della chiesa di S. Andrea è rimasto ben poco; le tracce conservate sono documentali mentre alcune materiali attualmente si trovano all’interno della parrocchiale di S. Antonio, tra cui l’antico altare maggiore (1690-1699), una acquasantiera del 1665, un’epigrafe del 1765 e alcuni argenti.
La prima menzione sicura di una parrocchia dedicata a sant’Andrea risale al XV secolo, quando il canonicato, come viene definito nelle fonti, si trovò sotto il governo dell’arcivescovo di Cagliari (1495).
La vita religiosa lodeina ruotò attorno alla chiesa di Sant’Andrea almeno sino alla seconda metà del secolo successivo. Nell’ inventario dei beni accluso alla visita pastorale effettuata dall’arcivescovo di Cagliari nel 1601, risulta che nonostante la parrocchiale fosse ancora la chiesa di Sant’Andrea le celebrazioni e la vita ordinaria dei fedeli si svolgevano nella chiesa di Sant’Antonio, la quale de facto aveva già assunto le competenze parrocchiali.
La sua collocazione, stando alle antiche mappe, era a ridosso dell’attuale piazza Villanova, che all’epoca altro non era che l’antico cimitero annesso alla chiesa situata tra via Craru Mannu e l’attuale via Giusti.
La sua struttura la conosciamo solo in parte grazie ad alcune informazioni documentali indirette. Sicuramente si trattava di un edificio a navata unica, non molto grande. L’inventario del 1560 descrive la presenza di un presbiterio dove era collocato l’altare dedicato al patrono S. Andrea. Esistevano inoltre due cappelle, i cui altari erano dedicati a San Leonardo e a Sant’Antonio (abate?). Un altro altare attestato alla fine del XVII secolo era dedicato a Sant’Anna, costruito probabilmente a motivo della rovina in cui si versava la chiesa campestre.
Sempre al suo interno si trovava la fonte battesimale con sei contenitori d’argento per gli olii sacri e il relativo libro per il rituale dei battesimi ma la maggior parte degli altri riti si svolgevano da qualche tempo presso la chiesa di Sant’Antonio.
Fin dal XVIII secolo i parroci cercheranno in diversi periodi di restaurare o ricostruire il tempio inutilmente, come testimoniano i vari documenti che ci sono pervenuti.
Perduto il carattere giuridico-canonico, trasferite le sue più importanti suppellettili la storia della chiesa ristrutturata di Sant’Andrea continuerà in tono minore durante il XVIII e XIX secolo, destinata a scomparire per sempre dalla realtà visiva ed ecclesiastica del paese, ma non dalla memoria di generazioni di fedeli sino ai nostri giorni.
Chiesa di Santa Croce
Della chiesa dedicata alla Santa Croce si conserva solo il ricordo della sua ubicazione. La sua esistenza è nota, oltre che per tradizione orale anche per alcuni documenti della fine del 1400. Di questa chiesa si conserva un crocefisso a grandezza naturale del XVII secolo ora restaurato e collocato nell’attuale parrocchia di S. Antonio. Questa chiesa, insieme a quella di Sant’Antonio, era retta nel XV secolo, dal canonico di Lodè. L’esistenza della chiesa è attestata nei Quinque Libri e nei libri di amministrazione della parrocchia. Purtroppo, l’edificio a causa della pessime condizioni in cui si trovava fu sconsacrato dall’arcivescovo di Cagliari, Mons. Natta, nel XVIII secolo. Questo fatto determinò il suo definitivo abbandono ma non ne ha cancellato il ricordo nella tradizione orale. Si trattava probabilmente di una chiesa ad un unica navata con altare principale e qualche altare laterale. È probabile che sull’altare principale si trovasse il Cristo del discendimento attualmente conservato presso la Chiesa parrocchiale.
L’assenza, nelle altre chiese del paese, di un altare dedicato al Cristo de S’Iscravamentu, un culto che ancora è molto sentito in Sardegna, fa pensare che effettivamente il Cristo snodabile in noce, della prima metà del XVII secolo ancora oggi utilizzato durante le cerimonie della Settimana Santa, fosse il titolare della chiesa.